A Villa Caramello, si accede da un viale di pioppi lungo poco più di 1 Km, importante asse rettilineo di collegamento che si diparte perpendicolarmente alla Statale n.10, la via Emilia Pavese e traguarda sul fronte principale della residenza.
I Paveri Fontana fanno parte, con gli Arcelli Fontana e i Malvicini Fontana, dell’antichissimo consorzio gentilizio dei da Fontana che risale agli inizi del secolo XI e che nel Medioevo fu uno dei più potenti del piacentino.
Nel 1716 il duca Francesco Farnese eresse in marchesato Fontana Pradosa e ne investì Gaetano Paveri Fontana.
Il vero e proprio progetto di trasformazione dell’antico insediamento di Caramello in residenza “di delizia” decollerà solo nel 1739.
La presenza di scalpellini luganesi conferma l’ampia attività esercitata sul territorio e il largo consenso di una committenza colta ed esigente quale era quella delle famiglie nobili dalle quali questi marmorini ricevettero i maggiori incarichi.
Il 17 marzo 1739 il marchese Gaetano Paveri Fontana sottoscrive un nuovo contratto, questa volta con il capomastro di Sarmato Francesco Tomba, figlio di Andrea e padre del più celebre Lotario (Sarmato,1749- Piacenza,1814), architetto del Teatro Municipale di Piacenza (1804), incaricandolo della “fabbrica che esso intende fare in detto luogo di Caramello secondo il dissegno della stessa fatto dal sig. Ferdinando Bibiena Bolognese”. Questo importante documento (1739) non solo conferma l’autografia progettuale di Ferdinando Galli Bibiena, e il ruolo di puro esecutore di Francesco Tomba, ma riflette un tipo di concezione della progettazione architettonica sviluppata in divenire nel corso della vita del cantiere.
Gli interventi compiuti dopo il 1739 rielaborano architettonicamente il disegno d’insieme dell’edificio in una composizione che all’impianto bloccato contrappone il dinamismo dello spazio filtrante del portico, ricavato nel corpo a sud, e il ritmico fluire delle rampe dello scalone d’onore.Altrimenti caratterizzato è il fronte sud, il cui elemento distintivo è il portico terreno a tre fornici, vero e proprio spazio filtrante fra il giardino e la corte nobile a nord, e la dimensione vasta della campagna e del paesaggio sul retro. Il portico alleggerisce la compatta struttura muraria, diversamente organizzando i percorsi al piano terreno.
Lo schema chiuso del palazzo si riscatta alla dimensione di villa “di delizia” con la loggia terrena, spazio filtrante e scenografico, al cui interno si creano forti contrasti tra i giochi della luce e dell’ombra. Si genera qui uno spazio filtrante, consueto all’agire scenografico dell’architetto, quadraturista e scenografo bolognese.
All’arioso portico terreno del palazzo Paveri Fontana, e al suo spazio diaframmato in modo così teatrale, si contrappongono il fronte principale e quelli est e ovest sul cortile, connotati dalla ricerca di un’architettura soda e di un’austerità che nulla concedono al decorativismo dei singoli vocaboli, a cominciare dalla presenza iterata del bugnato, alla classicità delle cornici delle finestre, di memoria cinquecentesca e bramantesca nel calcolato alternarsi dei modelli centinati e a timpano.
Le parti più rappresentative e di maggior qualità architettonica del palazzo sono il portico terreno e lo scalone d’onore che conduce al piano nobile e al salone delle feste.
Particolarmente interessante è la decorazione a quadratura della galleria. Le architetture dipinte che illusionisticamente ampliano la spazialità ristretta del corridoio-galleria al piano nobile, sembrerebbero riconducibili al fare pittorico di Francesco Natali, quadraturista cremonese, ma di formazione bolognese, riconosciuto autore delle decorazioni di vari palazzi nel Piacentino.
Il lussuoso e scenografico apparato decorativo potrebbe essere stato messo a punto durante la prima fase dei lavori, ossia nell’arco di tempo compreso fra il 1713 e il 1739. La decorazione a quadratura della galleria trasforma infatti il severo spazio architettonico in uno spazio dilatato, con un illusionismo che espande suggestivamente la visione oltre i limiti delle pareti e della villa. Le pareti e la volta risultano impaginate secondo un rigoroso ritorno agli ordini architettonici di matrice bibienesca. La felicità delle luminose gamme cromatiche studiate per le pareti e per la volta, la raffinata disposizione degli inserti floreali e vegetali dimostrano a quali livelli di eccellenza sapesse giungere il quadraturista. Quadraturista e prospettico di consolidato mestiere, Francesco Natali si dimostra virtuoso nei vasi di fiori.
Visite guidate aperte per individuali, prenotazione consigliata
Si accede alla Villa solo con visita guidata
Visita guidata per gruppi minimo 20 persone
Dalle 15 alle 17 (partenza ultima visita)